"Il Mostro di Firenze è ancora un mistero". Intervista allo scrittore Mario Spezi

il 17/01/2011 - Redazione

Il Mostro di Firenze è stato il caso di cronaca nera forse più famoso e cruento degli ultimi cinquant’anni in Italia. Un mistero vero e proprio che ha catalizzato l’attenzione di media e giornalisti da tutte le parti del mondo. Uno tra i più esperti cronisti del tempo (e del caso) è Mario Spezi, che da tutte quelle vicende ne ha ricavato un libro, “Dolci Colline di Sangue” (Bur - Rizzoli), di cui oggi la Fox Usa ha acquisito i diritti per utilizzare il testo come sceneggiatura per un film che avrà come protagonisti, tra gli altri, anche George Clooney.

Spezi, perché riunire le vicende in un unico volume dopo che per tanti anni se n’era occupato come cronista per La Nazione? Non era stanco di tutto quell’orrore? - “Ero più che stanco di tutto quell’orrore, ne ero sfinito. Ma c’era una cosa che mi rendeva quasi impossibile non scriverne ancora: il senso di ingiustizia. Per me, proprio perché avevo seguito fin dall’ inizio la vicenda, gli sviluppi che le indagini avevano preso negli ultimi tempi con i nuovi investigatori, apparivano non solo assurdi, perché non corrispondenti alla realtà, ma obbrobriosi perché vedevo innocenti trascinati in galera e scenari, privi di ogni fondamento, che sfioravano l’assurdo e, a volte, superavano il ridicolo”.

Quanto hanno svelato le indagini e quanto ancora manca per arrivare alla verità? - “Manca tutto per arrivare alla verità. La direzione presa dalle indagini a partire dal 1992 (arresto di Pacciani) hanno abbandonato l’unica pista che avrebbe permesso di arrivare alla soluzione e sono sprofondate nel surreale. Non è un caso che da quella data i carabinieri uscirono ufficialmente dall’ inchiesta e non hanno mai più voluto figurarci”.

Nel volume si può leggere anche di una forma di giornalismo con il reporter che indaga, si muove, analizza i particolari, quasi come se fosse lui il vero detective. Quanto manca oggi questo lavoro d’inchiesta nel panorama giornalistico nazionale? - “Quel tipo di giornalismo è, dalle nostre parti, definitivamente morto. Da anni i giornalisti sono stati trasformati in divulgatori delle notizie ufficiali e basta. A nessuno di loro viene chiesto di verificare una notizia data da una fonte ufficiale”.

Facendo riferimento anche ai fatti di Cogne, di Avetrana e simili, si ha necessariamente bisogno di episodi di cronaca nera così sconvolgenti per vedere questa “mobilitazione” nella classe giornalistica? - “Come è facile verificare andando a rileggere le cronache di quei delitti, si potrà constatare che esse, salvo eccezioni, sono sempre state identiche alle versioni date dai pubblici ministeri. Questo è esattamente il contrario di quello che dovrebbe accadere, perché la prima funzione del giornalismo è quella del controllo delle notizie. Troppo spesso, invece, esso è diventato il braccio mediatico della pubblica accusa”.

Crede che sia stata questa visione del lavoro del giornalista che ha affascinato la Fox e Hollywood? - “Non solo credo, ma so che la storia che Clooney e lo sceneggiatore McQuarrie vogliono raccontare non è tanto quella del Mostro quanto quella di due amici giornalisti e scrittori (me e Douglas Preston), che, non convinti dalle indagini ufficiali, decidono di verificare come stanno le cose e come ha reagito il potere: rispedendone uno in America e chiudendo l’ altro in galera”.

Le sue indagini, appunto, l’hanno portata anche a guai con la legge e ad un arresto nel 2006. Cosa ci può dire in merito all’episodio? - “Ci vorrebbe un libro per spiegare che cosa accadde realmente nel 2006. In estrema sintesi: il libro “Dolci colline di sangue” avrebbe potuto fare crollare certi pilastri dell’ indagine e portare alla luce perché furono fatte certe indagini fasulle. Il risultato sarebbe stato rovinoso per persone importanti che con l’inchiesta sul Mostro erano diventate ancora più importanti. Si tentò di delegittimare gli autori dl libro e in parte l’operazione riuscì. Non poterono calcolare che il libro, ancora più ampio, sarebbe tornato dall’America e che diventerà addirittura un film”.

Chi era veramente il Mostro? E quanto la società odierna ha contribuito alla creazione del fenomeno? - “Era un serial killer solitario che, non certo per caso, riuscì a impossessarsi della Beretta 22 che era servita per commettere il duplice omicidio del 1968. I delitti del Mostro sono così tipici da essere un caso da manuale sui serial killer. E i serial killer sono un fenomeno della società moderna, su cui già tanto è stato scritto”.

Cosa le resta oggi di tutto il suo lavoro sulle vicende di quegli anni? – “Resta il libro, soprattutto nella versione americana, molto più completo rispetto a quell’ italiana. Resta che il mio lavoro è tale da essere materiale per un film di denuncia come si apprestano a fare a Hollywood. In fondo, ne è valsa la pena”.


SOTTO TORCHIO

LIBRO E AUTORE PREFERITO “Odissea” di Omero

L’ULTIMO LIBRO LETTO “Lolita” di Nabokov

IL LIBRO DA CONSIGLIARE AI LETTORI “L’ Ecclesiaste”

LEGGERE E’… pensare, non pensare, sognare, informarsi, divertirsi, annoiarsi, distrarsi, impegnarsi, cancellare per un po’il tempo, guardare dal buco della serratura, elevarsi, cercare di addormentarsi, tenersi svegli, ecc, ecc, ecc.

Andrea Frullanti

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